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Oggi più che mai maternità e genitorialità occupano il dibattito pubblico: ne parlano i media, le aziende, la politica. Nel nostro Paese nascono sempre meno bambini e, tra le ragioni della denatalità, c’è la difficoltà di conciliare la cura della famiglia e il lavoro, l’accudimento dei più piccoli con le aspirazioni di crescita personale e professionale.
In Italia il tasso di occupazione femminile è certamente cresciuto negli ultimi tre decenni, ma resta molto al di sotto della media europea. Le donne sono tuttora sottorappresentate nel mercato del lavoro e, con la maternità, la differenza rispetto agli uomini si accentua: secondo i dati elaborati da Save the Children, una donna su 5 lascia il lavoro dopo essere diventata madre e oltre il 70% delle convalide delle dimissioni da parte di neogenitori riguarda le mamme.
Chi resta in ufficio subisce quella che viene chiamata la ‘motherhood penalty’, ovvero una serie di penalizzazioni che toccano la mansione e le opportunità di carriera, la retribuzione, il part-time involontario.
Queste discriminazioni nascono da stereotipi di genere ancora molto radicati, che vedono affidata alle donne, in via quasi esclusiva, la cura della famiglia e della casa, dunque dalla presunzione che una mamma abbia meno tempo, energie e interesse da dedicare al lavoro. Eppure, il confronto con altri Paesi rivela che, dove aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, aumenta anche il tasso di fecondità.
Il ruolo dei padri nella cura dei figli è molto cambiato negli ultimi anni e, anche in Italia, stiamo assistendo a una maggiore condivisione delle responsabilità tra genitori. L’utilizzo del congedo di paternità, ad esempio, è in aumento, ma questo strumento da solo non basta.
Da un lato, la richiesta del congedo continua essere un tabù per molti neopapà, preoccupati della retribuzione ridotta, di essere biasimati da capi e colleghi, di affrontare le stesse penalizzazioni delle madri. Dall’altro, i 10 giorni di congedo attualmente previsti dalla legge italiana sono comunque insufficienti a risolvere lo squilibrio di genere nell’accudimento dei bambini.
Occorre un cambiamento culturale e normativo, che superi lo “schema” tradizionale della maternità per abbracciare un nuovo modello di genitorialità condivisa, in cui le responsabilità (e le gioie!) della famiglia siano meglio distribuite e non gravino solo sulle donne.
Non ci può essere parità di genere senza una genitorialità condivisa. In Henkel offriamo a tutti i genitori, indipendentemente dal genere e dallo stato familiare, l’opportunità di partecipare alla cura dei figli.
Mara Panajia, presidente e amministratore delegato di Henkel Italia
Henkel offre 8 settimane di congedo retribuito al 100% ai dipendenti con bambine e bambini nati o adottati dopo il 1° gennaio 2024. Questa iniziativa vuole dare ai neogenitori l’opportunità accudire i figli, andando proprio nella direzione di una genitorialità condivisa.
Le linee guida valgono per tutti i dipendenti nel mondo, anche nei Paesi in cui l’astensione dal lavoro è prevista solo per le madri o i caregiver principali, e vengono attuate tenendo conto delle leggi locali. In Henkel Italia si traducono nell’estensione del congedo parentale per i neopapà o i secondi caregiver con potestà genitoriale, che era stato già portato a 20 giorni lavorativi e ora può arrivare fino a 8 settimane retribuite al 100%, da utilizzare entro il primo anno dalla nascita o adozione del figlio.
Restano invece invariati i termini del congedo di maternità, che nel nostro Paese ha già una durata superiore a quella fissata dalle linee guida Henkel.
Una delle cose più apprezzate da mamme e papà è la possibilità di avere un orario di lavoro flessibile: questo in Henkel Italia vale in realtà per tutti i dipendenti, con o senza figli. Il lavoro agile è una modalità ormai consolidata per favorire il bilanciamento tra casa e ufficio, migliorando il benessere individuale.
Oltre all’estensione del congedo parentale, l’azienda ha studiato vari tipi di agevolazioni a favore dei dipendenti con figli, tra cui dei contributi per l’acquisto dei libri scolastici o la frequenza di campus estivi.
Da qualche anno viene offerto anche l’accesso a MasterGenitori (che prima si chiamava MasterMamma), una piattaforma digitale sviluppata da un team di medici e professionisti autorevoli. I dipendenti di Henkel Italia possono registrarsi gratuitamente per frequentare corsi online sulle varie fasi di crescita dei figli, rafforzando le loro competenze genitoriali, e trovare risposte ai dubbi più comuni in fatto di salute, relazione, cura e benessere della famiglia. È un modo concreto per sostenere le mamme e i papà che affrontano, magari per la prima volta, la crescita di un figlio.
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In Henkel Italia curiamo gli spazi di lavoro e i servizi per i dipendenti. Condividiamo una cultura fatta di innovazione e sostenibilità, dove il lavoro ha uno scopo che va oltre l’obiettivo. Le persone sono sempre al centro.
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