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Servirà forse un’altra generazione per vedere finalmente colmate le differenze di genere. È questa la conclusione a cui giunge il Global Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, secondo cui a livello mondiale l’effettiva parità tra donne e uomini è stata raggiunta solo al 68%. Se è vero che la presenza femminile continua ad aumentare in molti settori, compresi quelli tradizionalmente considerati maschili, le donne sono tuttora sottorappresentate in molti ambiti cruciali per lo sviluppo economico, sociale e culturale, in particolare dove sono richieste competenze tecniche e tecnologiche avanzate.
Per abbattere gli stereotipi e promuovere una reale equità serve un grande impegno da parte di tutti, a cominciare dalle istituzioni e dalle imprese. Sono tante le aziende che lavorano per rendere le loro organizzazioni sempre più inclusive, luoghi in cui ciascuno possa esprimersi senza sopportare discriminazioni o pregiudizi, abbia pari opportunità rispetto ai colleghi, venga valutato sulla base di ciò che fa – non di ciò che è.
In Henkel, l’inclusione e la valorizzazione della diversità sono parte integrante della cultura aziendale. La diversità non è riferita solo al genere, ma è un concetto che abbraccia tutte le caratteristiche, i talenti e le attitudini delle persone, come l’età, l’etnia, l’orientamento sessuale, le convinzioni politiche e religiose, l’educazione e i valori, le competenze e le esperienze.
Non solo. La diversità è vissuta come fonte di vantaggio competitivo, nella convinzione che un’organizzazione aperta ed eterogenea non sia un ostacolo o una complessità da gestire, bensì un fattore di successo in un mondo che è sempre più globalizzato. La multiculturalità è una risorsa preziosa per Henkel, che nel mondo conta circa 53 mila dipendenti di ben 125 nazionalità diverse.
L’inclusione e la valorizzazione della diversità sono parte integrante della nostra cultura aziendale, nonché fonte di un importante vantaggio competitivo.
Daniela Santini, HR Business Partner Head Consumer Businesses di Henkel Italia
Già nel 2009 Henkel ha sottoscritto la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro (Italian Diversity Charter), impegnandosi a realizzare un ambiente di lavoro e politiche delle risorse umane inclusive, libere da ogni forma di discriminazione, capaci di valorizzare i talenti nella loro diversità.
In azienda è il team Human Resources a curare i programmi Diversity & Inclusion, a cui però collaborano i colleghi di diverse divisioni e funzioni perché il tema è pervasivo e tutti i dipendenti ne sentono l’importanza e la responsabilità. Numerose le iniziative proposte negli anni, dalle Diversity Week per riflettere su aspetti specifici come la diversità all’interno dei team, la disabilità e le differenze culturali, a progetti come I Am Remarkable, in collaborazione con Google, per incoraggiare le persone ad acquisire maggiore sicurezza di sé, soprattutto se appartenenti a minoranze.
L’azienda collabora con Valore D per training e attività di mentoring sui temi dell’inclusione, e ha attivato il programma Mastermamma per sostenere neomamme e neopapà nell’accudimento dei figli e nella gestione del rientro al lavoro. Nel 2020, mentre la pandemia Covid-19 costringeva i dipendenti della sede di Milano a lavorare da remoto a tempo pieno, è nata Pinkom, una community interna che si è data l’obiettivo di condividere suggerimenti e proposte per rendere l’organizzazione ancora più inclusiva. Oggi vi partecipano circa 140 persone (il 30% sono uomini), che si confrontano online e attraverso degli appuntamenti periodici.
Proprio dai membri del Pinkom è partita l’idea dei Diversity Talks, che ha preso forma grazie a un team di lavoro che ha definito un calendario di eventi, aperti a tutti i dipendenti Henkel, in cui approfondire alcune tematiche specifiche. Il progetto – intitolato #diversaMENTE – vuole ribaltare la prospettiva da cui spesso si parla di inclusione, facendosi ispirare da ospiti e testimonial che raccontano la loro esperienza rispondendo alle domande di Corinna De Cesare, giornalista e scrittrice.
Ad aprire il ciclo di cinque incontri è stata Fiona May, la più grande saltatrice in lungo della storia italiana, che ha ricordato i suoi successi di atleta e non ha nascosto l’emozione di vedere la figlia Larissa seguire le sue orme. Tante le osservazioni sulle difficoltà che le donne ancora affrontano nel mondo dello sport, dalla fatica per ottenere gli stessi riconoscimenti e la visibilità dei colleghi maschi alla gestione non sempre indolore della maternità, fino alla rappresentanza tuttora limitata ai vertici delle federazioni nazionali e internazionali.
Fiona ha sottolineato che “la discriminazione nasce dalla paura e dall’ignoranza, è da lì che bisogna partire per abbattere i pregiudizi”. Nello sport, come sul lavoro, “si impara di più dal fallimento che dalla vittoria” e “le scorciatoie non servono, molto meglio insegnare ai giovani il rispetto e la lealtà, così che possano inseguire i loro sogni e diventare persone migliori”. Riflessioni preziose, che saranno riprese e approfondite nei prossimi appuntamenti di #diversaMENTE.
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